Venti
giorni
di nostalgia
del
tuo profumo
di carte e di memo,
sono
al casello
e ti sento già mia
e
piango e
rido come uno scemo.
Perso nei flutti
dell'Adriatico,
in
quell'oblio
di spiagge e di piade
novello
Orfeo,
da Cesenatico
a
te ritorno
come dall'Ade.
Dimmi che tutto
è come era
la
cucitrice,
l'evidenziatore:
ci
sono ancora
il mouse e la tastiera,
l'agenda
che
quieta ricorda le ore?
Eccomi, il
dattilo scricchiola piano
e
mi regala
il suo abbraccio di legno,
torna
per
te l'impiegato lontano
torna
e riprende
il possesso del regno.
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