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DIARIO
DI UN PUBBLICITARIO |
Spett.Diario,
ieri
sera,
a una di quelle prestigiosissime premiazioni dove si va solo per vedere
se poi ti pubblicano la foto su Pubblicità Italia, ho conosciuto
un signore.
Sul
biglietto
da visita aveva scritto in inglese "strategic planner and marketing
consultant".
Sulla
faccia
invece aveva stampata la traduzione in italiano: "son fuori dal giro e
sbarco il lunario come posso".
Siccome
ero
l'unico che gli dava retta, si è lasciato andare alle
chiacchiere:
e dopo un tot di prosecchini e di andirivieni dal buffet mi ha
confidato
il suo segreto.
Da
piccino,
lui viveva a Perugia. Suo papà era nientepopodimeno che
l'amministratore
delegato della Perugina. Ma mica un amm.del. qualsiasi: uno con idee
chiare
e ambizioni precise. Voleva trasformare la Perugina nel Tiffany del
cioccolato;
roba che la Suchard avrebbe dovuto cambiare genere per la vergogna, e
mettersi
e fare i dadi per brodo.
Tutte
le mattine
arrivava sotto casa la macchina con l'autista. Il figlio saliva
davanti,
che lo portavano a scuola. Il babbo saliva dietro, dove trovava il
direttore
commerciale che lo aggiornava sulle novità.
Una
bella
mattina, trovano il direttore commerciale in agitazione.
-
Ho saputo
una cosa piuttosto riservata dalla Ferrero.
-
Ah, buoni
quelli - dice il babbo con vago disprezzo.
-
Sembra che
sian riusciti a fare il cioccolato da spalmare...
-
Col fondente?
-
No, col
cacao e la crema di nocciole.
-
Ah, mi pareva...
è la solita storia: non son buoni a fare il cioccolato,
s'inventano
i surrogati. Non l'hanno ancora capita che la guerra è finita, e
la gente non ne può più dei surrogati.
-
Questa però
sembra roba buona. E poi è un mercato nuovo. Potremmo studiarci
su e commercializzare qualcosa di simile anche noi. Che so, il
Ciocconut...
-
Ma che Ciocconut
e Ciocconut! Dia retta: lei pensi a commercializzare i prodotti che ha
già. Vedrà che se fa bene il suo mestiere la gente
farà
la fila per i nostri bon bon, e la loro crema di nocciole dovranno
finire
di regalarla ai martinitt...
A
questo punto
la macchina arrivò davanti alla scuola, e il futuro strategic
planner
scese con due certezze: che da grande avrebbe fatto il lavoro del suo
papà,
e che quella lezione di marketing gli sarebbe servita per tutta la vita.
(L'ho lasciato
con il penultimo prosecchino in mano. Prima di salutarmi, però,
un'altra confidenza me l'ha fatta:
-
Sa
cosa le dico? Sono ancora convinto che avesse ragione mio padre: a me,
per esempio, la Nutella mi fa schifo. Non so perché ma il
magone,
invece di farmelo passare, me lo fa venire.)

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