Seconda
puntata: l'ascesa.
(la prima puntata della storia della The Bisness SpA
si può
leggere al numero 48 -
clicca
qui)
I
primi tempi della gloriosa impresa furono veramente difficili. Con i
pochi
spiccioli che aveva (di cui alcuni di cioccolata), il Presidente
acquistò
un furgone, di quelli di terza mano (e le prime due ? ad un esame della
carrozzeria ? erano state piuttosto malferme), con il telone, di quelli
che non devono girare fra Foggia e Candela quando c'è il vento
forte.
Le cronache di "Onda verde" narrano che una volta, per contravvenire a
questo divieto, fu catturato da una raffica e atterrò poco fuori
le piste dell'aeroporto di Belgrado.
A
poco a poco,
cominciò ad avere una clientela stabile e con i primi veri
guadagni
comprò un capannone in periferia. Oddio, un capannone…… Sarebbe
stato meglio definirlo una costruzione con qualche problema di decoro
anche
in una bidonville: tre metri per tre, con le macchine che sporgevano
dalla
porta e il tetto di ondulato (quando pioveva, si sentiva il rumore
della
risacca), per riscaldamento (e boiler e cucina), si usava la bombola da
saldatore. Molto difficile, a questo punto, ogni tentativo di
prepararsi
un caffè: la maschera impediva la visuale e le scintille,
immancabilmente
finivano dentro lo zucchero.
Miseria
e
caramello segnavano i suoi giorni e quelli dei suoi collaboratori!
Gli
operai
erano pagati in nero, senza contributi, senza polizze sugli infortuni
e,
talvolta, anche senza soldi, così come l'impiegato che teneva la
contabilità: tutta su memotac gialli e fucsia, così che i
debiti e i crediti li puoi attaccare e staccare a piacimento.
Se
arrivava
un'ispezione della Finanza o dell'INPS o dell'INAIL (vista la zona di
insediamento
del capannone, le ispezioni arrivavano quasi sempre a bordo di
autoblindo),
il Presidente e i suoi collaboratori, avvisati dalla vedetta, uscivano
di fuori, travestiti da pensionati miserabili, quelli con la minima e
che
li riconosci perché, ai giardini, i piccioni gli procurano da
mangiare.
Per
corroborare
la messinscena, avevano costruito un piccolo orto e facevano finta di
coltivarlo,
annaffiando cipolle e carote rigorosamente sintetiche e sistemato
alcune
panchine, dove i più creativi recitavano insulti contro il
governo,
la pioggia, il sole, la neve, la primavera che non c'è
più
e la troppa primavera, le donne che non si offrono facilmente e le
donne
che sono sempre in offerta, insomma tutto il campionario canonico della
panincazzatura.
Ma
finalmente,
il vento delle circostanze girò direzione, i turbini della
tempesta
che un dì attaccavano il furgone telonato si tramutarono in
dolce
brezza e gonfiavano, amiche, le vele della sorte (N.B.: il Presidente
frequentava,
di sera, un corso di retorica per corrispondenza).
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