1) Sei ad
una festa e vedi una ragazza molto carina. Ti avvicini e le dici: "Sono
un mago a letto!". DIRECT MARKETING.
2)
Sei ad
una festa con un gruppo di amici e vedi una ragazza molto carina. Uno
dei
tuoi amici le si avvicina e le dice:
"Quel
tipo
è un mago a letto!". ADVERTISING.
3)
Sei ad
una festa e vedi una ragazza molto carina. Ti avvicini e le chiedi il
numero
di telefono. Il giorno dopo la chiami e le dici: "Sono un mago a
letto!".
TELEMARKETING.
4)
Sei ad
una festa e vedi una ragazza molto carina. La riconosci, ti avvicini,
le
rinfreschi la memoria e le dici: "Ti ricordi
quanto
sono
mago a letto?". CUSTOMER RELATIONSHIP MANAGEMENT.
5)
Sei ad
una festa e vedi una ragazza molto carina. Ti alzi, ti sistemi l'abito,
ti avvicini e le versi una coppa di champagne, le apri la porta quando
esce, le raccogli la borsa quando le cade, le offri una sigaretta e le
dici: "Sono un mago a letto!". PUBLIC RELATIONSHIP.
6)
Sei ad
una festa e vedi una ragazza molto carina. Lei si avvicina e ti dice:
"Ho
sentito che sei un mago a letto!". BRANDING... il potere di un
marchio.
7)
Sei ad
una festa e vedi una ragazza molto carina. lei si avvicina e ti dice:
"Sei
un mago a letto!!!". CUSTOMER SATISFACTION.
NB: Se non sei davvero un mago a letto il marketing
non serve ad
un emerito cazzo.
|
La polvere
Ma
ad un certo punto, non si sa perché, non si sa percome (forse
non
bisognava vendere a New York dei pupazzi con la faccia di Fidel Castro)
la dolce brezza che spettinava i grafici degli utili e scompigliava i
gettoni
di presenza del Presidente si tramutarono in ventaccio e poi in
tramontana
infine in tornado: le mazze da golf abbandonate, le racchette spezzate,
i calici di Bellini rovesciati, mute di fornitori e di banche latrano
nella
notte: cosa si poteva fare? Lì per lì, novello Uticense,
il Presidente pensò al suicidio ma poi ci ripensò:
lasciare
l'impresa, lasciare la vita era da vili (e, soprattutto, lasciare la
collezione
di ceramiche Ming a suo nipote era da veri imbecilli).
Gli
pianse
il cuore ma quello era il passo: lasciare a casa quasi tutti i
dipendenti,
anche quelli che erano con lui sin dall'inizio, loro che condivisero il
tempo degli ondulati e del freddo.
Ermes
Conti,
il Zinedine Zidane della partita doppia, capace di 130 scritture
contabili
senza far cadere la penna, la Felicita, voice della reception, tutta
rossori
e caffè con l'anice, Lino con quelle mani da scanner, là
in magazzino, a leggere i codici a barre dei prodotti...
Se
ne andarono
fra le lacrime, con i loro carrettini pieni di cartoline dei colleghi
(quelli
stronzi, che vanno in vacanza in posti incredibili e poi ti beffeggiano
via posta con i loro "Stupendo... mancavi solo tu!!!!").
Come
fare
a rialzarsi da questa crisi, forse peggiore di quella del '29
(tant'è
che qualche economista la definiva "una crisi del '32"?).
Tutta
una
vita spesa per l'azienda, sottratta agli affetti più cari,
divisa
fra mille impegni e moltiplicata negli sforzi e nelle risorse: il
Presidente
non si rassegnava a questa amara riflessione algebrica (dove, peraltro,
mancavano le somme).
Ricominciò
a bussare ad ogni porta, a lisciare ogni amico e cliente, a strisciare
eventuali nuovi soci da coinvolgere: "tressette" senza esclusione di
colpi.
|