www.thebisness.com - Settimanale di satira aziendale e del management (edizione italiana)
by PIER PAOLO CEVOLI
Numero cinquantacinque
Lunedì tre giugno duemiladue
Esce il martedì (o un po' dopo)
Redazione: Stefano Del Magno, Giampaolo Montaletti, Alberto Scotti, Emiliano Canova, Pierguido Quartero

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EROISMI
Il più grande ostacolo a essere eroici è il dubbio se uno non stia per dimostrarsi un cretino.
Hawthorne

Nessuno è un eroe per il suo cameriere.
Montaigne
 

EROISMI AZIENDALI


VOCABOLARIETTO MARKETING
1) Sei ad una festa e vedi una ragazza molto carina. Ti avvicini e le dici: "Sono un mago a letto!". DIRECT MARKETING.
2) Sei ad una festa con un gruppo di amici e vedi una ragazza molto carina. Uno dei tuoi amici le si avvicina e le dice:
"Quel tipo è un mago a letto!". ADVERTISING.
3) Sei ad una festa e vedi una ragazza molto carina. Ti avvicini e le chiedi il numero di telefono. Il giorno dopo la chiami e le dici: "Sono un mago a letto!". TELEMARKETING.
4) Sei ad una festa e vedi una ragazza molto carina. La riconosci, ti avvicini, le rinfreschi la memoria e le dici: "Ti ricordi
quanto sono mago a letto?". CUSTOMER RELATIONSHIP MANAGEMENT.
5) Sei ad una festa e vedi una ragazza molto carina. Ti alzi, ti sistemi l'abito, ti avvicini e le versi una coppa di champagne, le apri la porta quando esce, le raccogli la borsa quando le cade, le offri una sigaretta e le dici: "Sono un mago a letto!". PUBLIC RELATIONSHIP.
6) Sei ad una festa e vedi una ragazza molto carina. Lei si avvicina e ti dice: "Ho sentito che sei un mago a letto!". BRANDING... il potere di un marchio.
7) Sei ad una festa e vedi una ragazza molto carina. lei si avvicina e ti dice: "Sei un mago a letto!!!". CUSTOMER SATISFACTION.

NB: Se non sei davvero un mago a letto il marketing non serve ad un emerito cazzo.

 
THE BISNESSEIDE - quarta puntata
La polvere

Ma ad un certo punto, non si sa perché, non si sa percome (forse non bisognava vendere a New York dei pupazzi con la faccia di Fidel Castro) la dolce brezza che spettinava i grafici degli utili e scompigliava i gettoni di presenza del Presidente si tramutarono in ventaccio e poi in tramontana infine in tornado: le mazze da golf abbandonate, le racchette spezzate, i calici di Bellini rovesciati, mute di fornitori e di banche latrano nella notte: cosa si poteva fare? Lì per lì, novello Uticense, il Presidente pensò al suicidio ma poi ci ripensò: lasciare l'impresa, lasciare la vita era da vili (e, soprattutto, lasciare la collezione di ceramiche Ming a suo nipote era da veri imbecilli).
Gli pianse il cuore ma quello era il passo: lasciare a casa quasi tutti i dipendenti, anche quelli che erano con lui sin dall'inizio, loro che condivisero il tempo degli ondulati e del freddo.
Ermes Conti, il Zinedine Zidane della partita doppia, capace di 130 scritture contabili senza far cadere la penna, la Felicita, voice della reception, tutta rossori e caffè con l'anice, Lino con quelle mani da scanner, là in magazzino, a leggere i codici a barre dei prodotti...
Se ne andarono fra le lacrime, con i loro carrettini pieni di cartoline dei colleghi (quelli stronzi, che vanno in vacanza in posti incredibili e poi ti beffeggiano via posta con i loro "Stupendo... mancavi solo tu!!!!").
Come fare a rialzarsi da questa crisi, forse peggiore di quella del '29 (tant'è che qualche economista la definiva "una crisi del '32"?).
Tutta una vita spesa per l'azienda, sottratta agli affetti più cari, divisa fra mille impegni e moltiplicata negli sforzi e nelle risorse: il Presidente non si rassegnava a questa amara riflessione algebrica (dove, peraltro, mancavano le somme).
Ricominciò a bussare ad ogni porta, a lisciare ogni amico e cliente, a strisciare eventuali nuovi soci da coinvolgere: "tressette" senza esclusione di colpi.